In occasione della settimana del “Caleidoscopio” organizzata dall’Istituto Comprensivo di Mendicino e dal CIDI di Cosenza, l’istituto “Marconi-Guarasci”, ha partecipato con due incontri ai lavori sulla guerra. Il pomeriggio del 6 maggio la classe VA Sistemi Informativi Aziendali Istituto Tecnico Economico, ha presentato un lavoro sulla Brigata Catanzaro, realizzato attraverso un laboratorio storico. L’indagine, finalizzata all’approfondimento su una delle pagine più nere della Grande Guerra, è stata condotta con delle ricerche su documenti multimediali, tratti da vari archivi pubblici e privati, che hanno permesso la conoscenza dei fatti di cui sono stati protagonisti i nostri fanti. I ragazzi della Brigata Catanzaro, furono prima utilizzati negli scontri più aspri contro il nemico, esaltati per il loro coraggio e premiati con la medaglia al valore, poi sottoposti alla decimazione, perché avevano osato ribellarsi contro l’ordine di ritornare in trincea, dopo solo pochi giorni di riposo. Il loro valore, quindi, coperto di fango è passato nell’oblio, perché questa pagina vergognosa fosse dimenticata. Abbiamo voluto riportarlo alla memoria anche per conoscere il vero volto di quella guerra che in nome del patriottismo, come tutte le guerre, trascinò verso la morte centinaia di ragazzi, facendo scomparire un’ intera generazione di giovani inconsapevoli. Il laboratorio si è poi arricchito della presenza del prof. Carlo Palumbo del CIDI di Torino, che nella mattinata del 9 maggio presso l’auditorium del nostro istituto, ha tenuto una lezione su “Linguaggio cinematografico e Grande Guerra 1914-2014: una rassegna antologica tra patriottismo, pacifismo e antimilitarismo”. Le immagini cinematografiche raccolte, alcune documenti originali del periodo studiato, altre ricostruzioni filmiche di grande effetto, ci hanno coinvolto e stordito per la cruda realtà rappresentata, hanno scosso il nostro torpore di studenti che immaginano la guerra come qualcosa di un lontano passato, da noi molto distante. Quei soldati che si arrampicavano sulle montagne innevate recando sulle spalle pezzi di cannoni, o quelli che attraversavano i valichi attaccati ad una fune, tanto da sembrare giocolieri in un circo, mentre invece attraversavano dei veri precipizi, hanno dato un’idea della fatica e del rischio anche quando non c’era lo scontro armato. Le ricostruzioni filmiche, in particolare quella del povero soldato mutilato di cui restava vivo solo il cervello e la consapevolezza di essere solo un pezzo d’uomo, ci hanno dato prova della crudeltà della guerra. Se guardassimo cosa c’è dietro la storia di ogni nostra famiglia ci renderemmo conto che i nostri nonni e bisnonni, avevano fatto i conti con quei terribili eventi, in ogni piccolo paese del nostro territorio quei soldati furono pianti, ne sono testimonianza i monumenti che vengono ancora commemorati. L’incontro col prof. Palumbo ha fatto rilevare anche l’importanza di un’analisi critica delle fonti iconografiche, siano esse foto o filmati, da sottoporre al vaglio attento dello storico che ne deve non solo rilevare l’autenticità, contestualizzare gli eventi e interpretare i contenuti, ma anche ricostruire l’intenzione dell’autore (fotografo, regista) per comprendere le motivazioni che lo spingono a raccontare un aspetto o un punto di vista piuttosto che un altro. Anche le motivazioni sono elementi storici. Dunque un modo diverso di fare storia, che ci avvicina al mestiere “dell’osservatore partecipe”, capace di rendere “conoscibile l’inconoscibile”, il “mediatore in grado di far transitare il passato nel presente” e che sa “coniugare la storia con le storie” (De Luna).
Classe V A Sistemi Informativi Aziendali
Istituto Tecnico Economico
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